domingo, 10 de febrero de 2008

Escudo de Armas del Reino de Sicilia


Escudo de Armas del Reino Independiente de Sicilia, 1282
Immagine:Bandera EVIS.png

Bandiera dell' Esercito di Liberazione Siciliano


Bandera independentista siciliana 1945

Bandera independentista siciliana 1945


Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848

La Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 ebbe luogo in un anno colmo di rivoluzioni e di rivolte popolari che viene anche chiamato primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana di quell'anno riveste un certo significato per le seguenti quattro ragioni:

1. Cominciò il 12 gennaio 1848, e quindi fu la prima in assoluta dei moti rivoluzionari che ebbero luogo in quell'anno;
2. Non meno di quattro rivoluzioni ebbero luogo sull'isola di Sicilia tra il 1800 ed il 1849 contro i Borboni, con quest'ultimo in particolare che diede vita ad uno stato indipendente che sopravvisse 16 mesi;
3. La costituzione che sopravvisse 16 mesi era molto progressista per quei tempi in termini liberal-democratici, così come lo era la proposta di vedere l'Italia come una confederazione di stati; e
4. Fu in effetti il catalizzatore della fine del regno dei Borboni nelle Due Sicilie che ebbe luogo tra il 1860 ed il 1861 con l'unificazione italiana detta anche Risorgimento.

Regno delle due Sicilie

Gli ex regni di Napoli e di Sicilia vennero formalmente riuniti nel 1815 al Congresso di Vienna per diventare il regno borbonico delle Due Sicilie. Entrambi i regni comprendevano i regni Normanni e Svevi di Sicilia durante il dodicesimo e tredicesimo secolo, e erano stati divisi in due dalla rivolta dei Vespri Siciliani nel 1282. Il nome “Due Sicilie” è effettivamente una conseguenza degli eventi storici che seguirono ai Vespri Siciliani. I semi della rivoluzione del 1848 furono gettati prima del Congresso di Vienna, nel 1812. Questo avvenne durante il tumultuoso periodo napoleonico quando la Corte Borbonica fu costretta a fuggire da Napoli e alloggiare tutta la corte reale a Palermo con l'assistenza della marina britannica. I nobili siciliani furono abili a cogliere l'opportunità per forzare i Borboni a promulgare una nuova costituzione per la Sicilia basata sul sistema Westminster del governo parlamentare, e fu infatti una costituzione alquanto liberale per quei tempi. In ogni caso dopo il Congresso di Vienna, Ferdinando IV di Napoli (e III della Sicilia) immediatamente abolì la costituzione appena ritornato alla corte reale di Napoli. Vi è una forte connessione tra questa azione e le numerosi rivolte popolari che ebbero luogo fino all'inizio del cosiddetto Risorgimento.

Eventi politici dopo la rivoluzione

La rivoluzione di Palermo (12 gennaio 1848)
La rivoluzione di Palermo (12 gennaio 1848)

La rivoluzione del 1848 fu sostanzialmente organizzata e centrata a Palermo. La natura popolare della rivolta era evidente per il fatto che manifesti e volantini vennero distribuiti tre giorni prima gli atti veri e propri rivoluzionari che ebbero luogo il 12 gennaio 1848. Il tempo d'inizio fu deliberatamente scelto coincidesse con il compleanno di Ferdinando II delle Due Sicilie, essendo egli stesso nato a Palermo nel 1810 (durante il periodo napoleonico descritto prima).

I nobili siciliani furono immediatamente capaci di rispolverare la costituzione del 1812 che includeva i principi della democrazia rappresentativa e della centralità del Parlamento siciliano nel governo dello stato. Venne anche fuori l'idea di una confederazione di tutti gli stati d'Italia. A questo punto dovrebbe essere detto che il parlamento siciliano non era mai stato capace di controllare la ben fortificata città di Messina, che in definitiva sarebbe stata usata per riprendere l'isola con la forza. Avvenne nello stesso modo che la città di Messina resistette a lungo contro l'offensiva di Garibaldi sull'isola nel 1860.

Nonostante la Sicilia vivesse per sedici mesi come stato semi-indipendente, l'esercito borbonico riprese con la forza il pieno controllo dell'isola il 15 maggio1849. Il capo effettivo dello stato durante questo periodo era stato Ruggero Settimo (Ruggeru Sèttimu in sicilianu). Alla capitolazione ai Borboni, Settimo fuggì a Malta dove venne ricevuto con tutti gli onori di un capo di stato. Vi rimase in esilio per il resto della sua vita ed ivi morì nel 1863. Alla formazione del nuovo regno d'Italia nel 1861, a Settimo venne offerta la carica di primo Presidente del Senato del, recentemente formato, parlamento nazionale , ma dovette declinare l'invito per motivi di salute. In ogni caso questo invito fornisce più che una conferma del nesso che esiste tra gli eventi del 1848 e del 1860-61 nella Storia d'Italia.

La rivoluzione che iniziò a Palermo fu una della serie di eventi simili in Italia, sebbene forse più violenta di altre. Essa si allargò rapidamente attraverso l'isola e nel resto d'Italia, dove costrinse Carlo Alberto, Re di Sardegna, a seguire l'esempio di Ferdinando II e promulgare una costituzione scritta frettolosamente. A simiglianza di questi eventi, disordini e rivolte avvennero in giro per l'Europa allo stesso tempo e possono essere considerate un assaggio delle future rivoluzioni socialiste.

Ancora una volta , i siciliani scrissero uno dei pochi capitoli di lotta e ribellione al potere italico o borbonico, contrapponendosi nettamente allo spirito vile e servile dei napoletani, fedelissimi agli Angioini -i Francesi- prima (1282, Vespri Siciliani), e ai Borboni -gli Spagnoli- poi (1848).

Per questo, anche se son passati secoli, nessuno si stupisce dell'attegiamento sdegnato con cui i Siciliani accolgono i Napoletani ancora oggi.

La viltà, il tradimento e il doppiogioco, mai verranno dimenticati.


ONORE SICILIANO!



I Vespri Siciliani

La rivolta del lunedì di Pasqua

Chiesa dello Spirito Santo, Palermo
Chiesa dello Spirito Santo, Palermo



Tutto ebbe inizio all'ora del vespro del 30 marzo 1282, lunedì dopo la Pasqua, sul sagrato della Chiesa dello Santo Spirito, a Palermo. L'insurrezione dilagò immediatamente in tutta la Sicilia. A generare l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa ad una giovane nobildonna accompagnata dal consorte con la scusa di ricercarle armi nascoste sotto le vesti. La reazione dello sposo, a difesa della nobildonna, fu appunto la scintilla che dette inizio alla rivolta. Nel corso della serata e della notte che ne seguì i palermitani si abbandonarono ad una vera e propria "caccia ai francesi", presto trasformatasi in una autentica carneficina.

Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso ad uno shibboleth (cfr. Giudici 12,5-6), mostrando loro dei ceci e chiedendo di pronunziarne il nome; appena i francesi dicevano "siseró" anziché "ciciru" venivano uccisi!

Gli organizzatori

La rivoluzione del Vespro fu possibile perché vi furono alcuni uomini forti che organizzarono la rivolta in segreto. Fra essi si devono menzionare:

La prima fase del Vespro

Dina e Clarenza suonano la campana per avvertire i messinesi dell'attacco angionio (Messina particolare del campanile del Duomo)
Dina e Clarenza(Messina particolare del campanile del Duomo) suonano la campana per avvertire i messinesi dell'attacco angionio

All'alba, la città di Palermo si proclamò indipendente. Ben presto, la rivolta si estese a tutta la Sicilia. Dopo Palermo fu la volta di Corleone, Taormina, Messina, Siracusa, Augusta, Catania e, via via, tutte le altre città. Carlo I d'AngiòCatona e Gallico (a nord di Reggio) iniziando l'assedio di Messina e bloccando di fatto l'intervento di Reggio a sostegno della città siciliana. La città dello Stretto era allora comandata da Alaimo di Lentini, che nominato Capitano del Popolo, organizzò la resistenza nella città. Il primo assalto navale fu il 2 giugno, respinto dai siciliani; indi sbarcò sulle coste di Messina il 25 luglio 1282 , ben sapendo che non avrebbe mai potuto avanzare all'interno della Sicilia se non dopo aver espugnato la città sullo stretto. Il 6 e l'8 agosto si ebbe un assalto guelfo italo-francese alle spalle della città, dai colli, respinto dai siciliani. Alla guerra parteciparono tutti i centri dell'isola, tranne Sperlinga (EN), che divenne l'unico caposaldo angioino e dove i soldati si asseragliariono per circa un anno. Nel castello della cittadina infatti, si può ancora leggere di questa fedeltà: "Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit" ("Ciò che piacque ai Siciliani, solo Sperlinga lo negò"). tentò invano di sedare la rivolta con la promessa di numerose riforme. Alla fine decise di intervenire militarmente. Con 75.000 uomini e duecento navi, a fine maggio 1282, sbarcò tra

L'assedio di Messina durò fino a tutto il mese di settembre, ma la città non fu espugnata. Al periodo storico sono legate due leggende: il Vascelluzzo e Dina e Clarenza.

Pietro III d'Aragona sbarca a Trapani,manoscritto, Biblioteca Vaticana
Pietro III d'Aragona sbarca a Trapani,manoscritto, Biblioteca Vaticana

L'intervento Aragonese e la reazione pontificia

Nel frattempo i nobili siciliani avevano offerto

( nessuna invasione Catalano-Aragonese, signori, offerto, n.d.r. )

la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, figlia del defunto Re Manfredi di Svevia. L'aver fatto cadere su Pietro III la scelta quale nuovo Re di Sicilia significava per gli isolani la volontà di ritornare, in certo qual modo, alla dinastia sveva, incarnata da Costanza. La flotta di re Pietro, comandata da Ruggero di Lauria sbarcò il 30 agosto 1282 a Trapani accolto da Palmiero Abate. L’insurrezione divenne così un vero conflitto politico fra Siciliani ed Aragonesi da un lato e gli Angioini, il Papato, il Regno di Francia e le varie fazioni guelfe dall'altra.

Appena insediatosi Pietro nominò Alaimo di Lentini Gran Giustiziere, Giovanni da Procida Gran Cancelliere e Ruggero di Lauria Grande Ammiraglio. Inoltre assegnò incarichi di primo piano ai suoi fidati Berengario Pietrallada, Corrado Lancia e Blasco I Alagona.

Il 26 settembre 1282, Re Carlo, sconfitto, fece ritorno a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Ebbe inizio, così un lungo periodo di guerre tra gli angioini e gli aragonesi per il possesso dell'isola.

Il primo intervento del Papa Martino IV nella guerra fu nel novembre 1282, quando lanciò la scomunica su Pietro ed i siciliani.

Gli Aragonesi presero l'impegno di tenere distinti i Regni di Sicilia e di Aragona: il Re nominava un luogotenente che in sua assenza avrebbe regnato in Sicilia. Così quando Pietro fu richiamato in Spagna lasciò la luogotenenza ad Alfonso III d'Aragona e dopo questo verrà investito dell'incarico Giacomo II d'Aragona. Purtroppo però gli aragonesi frustrarono quasi subito le aspirazioni dei siciliani, quando Pietro finita l'occupazione dell'isola sbarcò a Reggio Calabria e puntò a risalire la Calabria in direzione di Napoli. I malumori dei baroni siciliani sfociarono in ostilità aperta ed a farne le spese furono alcuni dei capi dei Vespri come Gualtiero di Caltagirone che il il 22 maggio del 1283 venne condannato al patibolo da Giacomo figlio di Pietro e luogotenente di Sicilia.

L'ammiraglio Ruggero di Lauria
L'ammiraglio Ruggero di Lauria

Davanti a Malta, l'8 giugno 1283 si affrontarono per la prima volta la flotta catalano-siciliana di Ruggero di Lauria e quella angioina nella cosidetta Battaglia navale di Malta. L'ammiraglio Ruggero vincitore inflisse un duro colpo agli angioini che furono costretti alla fuga.

Il Papa Martino IV che sosteneva fortemente la causa angioina, scomunicò nuovamente Pietro nel gennaio e quindi nel febbraio 1283 ed indisse una vera e propria crociata da Orvieto il 2 giugno 1284 contro i siciliani. Il 5 giugno 1284 e poi nel 1287 nelle due «Battaglie navali di Castellammare» combattute nel Golfo di Napoli la flotta aragonese con al comando l'ammiraglio Ruggero di Lauria vinse nuovamente quella angioina comandata da Carlo lo Zoppo, che in occasione del primo scontro venne catturato e tenuto in prigionia nel castello di Cefalù rischiò la pena capitale. Giacomo infatti premeva per la condanna a morte mentre il padre Pietro tramite Alaimo di Lentini spinse per cercare un trattato di pace. Tale situazione costò la fiducia ad Alaimo. Quest'ultimo avrebbe pagato di persona con la deposizione da Giustiziere e l'esilio sino al 1287 quando Alaimo venne giustiziato.

Il Papa Onorio IV successore di Martino pur mostrandosi più diplomatico del predecessore non accettò la sollevazione del Vespro e confermò l'11 aprile 1286, la scomunica per il Re Giacomo di Sicilia ed i vescovi che avevano preso parte alla sua incoronazione a Palermo, il 2 febbraio 1286; ma né il Re né i vescovi se ne preoccuparono. Il re inviò addirittura una flotta ostile sulla costa romana e distrusse col fuoco la città di Astura.

Nel 1288 Roberto d'Angiò veniva catturato e tenuto in ostaggio dal Re Giacomo per costringere gli angioini a firmare un armistizio nel 1295


Un Grande Futuro. Alle Spalle

Grande Italia, grandi Italiani.

Stirpe di eroi, fieri, combattivi, propositivi, onesti e lavoratori...


E' caduto il Governo Prodi.

Ci risiamo, 60 governi in 61 anni. Hay que joderse, incredibile. Questa terra, la piu bella del Mondo, non merita questo. Non merita questi.

Provo e sento un misto di vergogna, umiliazione e rabbia, molta rabbia. La rabbia figlia della consapevolezza che alle elezioni anticipate vincerà di nuovo lui,

L'Innominabile
.

Il Cavalier concussante.

Colui che ha governato (insomma) l'Italia con mano delinquenziale, legiferando su misura, e rendendoci RIDICOLI dinnanzi il Mondo tutto.

Colui che ha fatto della diplomazia del pagliaccio il suo stile politico, che non ha neanche saputo sfruttare la nefasta amicizia di Putin I il terribile, altro amichetto degno di lui (con Aznar, por supuesto), portando a casa un contrattino conveniente sul gas, qualcosa che irrimediabilmente avrebbe avuto benefiche conseguenza sul sempre magro borsello della famiglia media... Ma niente, giusto il baby sitter alle figlie del russo e dell'altro demente inglese, l'ex labourist, colui che negli anni '70 inveiva contro Nixon, e che si era ridotto a fare il leccaculo del Grande Cane Americano, l'ex alcolizzato neobigotto.

E noi si, continuiamo imperterriti, a farci del male. Moretti docet.

Perchè si, lo so già, vinceranno loro nuovamente. Con il Grande Nano al comando.

Play Again. Game Over.

Non so cosa pensare, ho la mente svuotata da tanti anni di riflessioni sul perchè la culla della Cultura si ritrovi costantemente in questa situazione.

Ma io la soluzione mia l'ho trovata, senza neanche sforzarmi troppo, direi:



Italia, non mi vedi piu'.



sábado, 25 de agosto de 2007

Scusate (il ritardo)

Lo siento si alguien no entiende Italiano, prometo que escribiré en castellano también, os lo debo, para el buen trato que siempre he recibido en Barcelona (lo se, lo se, lo se que debería escribir en catalán, es que no me atrevo, pues de verdad lo hablo y escribo fatal...).